Friday 17 October 2008

Lettura da non evitare

16 ottobre 2008, in Marco Travaglio
Pecorelle smarrite

Ora d'aria l'Unità

Ma che idea hanno i nostri politici delle istituzioni? Quella che trasmettono all’esterno è un’idea malata. Il caso Pecorella è solo l’ultimo banco di prova. Pecorella, oltrechè un avvocato e un parlamentare, è un docente universitario di diritto. Insegna agli studenti che le leggi sono “provvedimenti generali e astratti”, poi corre in Parlamento a votarne una dozzina tagliate su misura del suo cliente più facoltoso. E ora si meraviglia se qualcuno obietta sulla sua incompatibilità totale, assoluta, con un’istituzione alta e nobile come la Corte costituzionale. Bene han fatto Finocchiaro e Di Pietro a ricordare che è imputato per favoreggiamento del neonazista Zorzi, suo cliente, a sua volta imputato per la strage di piazza della Loggia. Lui ha risposto che questa è “una pugnalata alle spalle”, “da Anna non me l’aspettavo”, perché dopo le dimissioni di Vaccarella dalla Consulta la Finocchiaro gli avrebbe detto: “Gaetano, ora tocca a te, non farti fottere, quel posto è tuo”. E il processo per favoreggiamento? Davvero non proverebbe un filo di imbarazzo a levarsi la toga di giudice costituzionale per indossare di tanto in tanto la veste di imputato al Tribunale di Milano? L’unica sua risposta in merito è stata: “C’è già la prescrizione”. Ma come gli viene in mente di invocare la prescrizione? Ma uno accusato di un reato così grave - favoreggiamento di un presunto stragista mediante la corruzione di un testimone - dovrebbe gridarela sua innocenza, denunciare per calunnia chi lo accusa, annunciare che rinuncia alla prescrizione per essere processato e assolto nel merito. E intanto ritirarsi dalla corsa, salvo riproporsi se e quando sarà davvero assolto con formula piena. Invece niente di tutto questo. Ma che idea ha della Costituzione e della Corte che deve difenderla l’on. avv. prof. imp. Pecorella? E che idea ne hanno i tanti che sostengono la sua candidatura, a cominciare da D’Alema che ritiene “tutt’altro che stupido” eleggere Pecorella giudice costituzionale, e da Antonello Soro che parla di “univoco e generale apprezzamento” per lui? Siamo in tempi di crisi finanziaria, tutto il mondo s’interroga su come tenere lontani gli speculatori dai risparmi dei cittadini. In Italia Geronzi, condannato in tribunale per il crac Italcase e imputato per i crac Cirio e Parmalat (non s’è fatto mancare niente), entra ed esce da Palazzo Chigi come il salvatore della Patria: nessuno ha niente da ridire? Ora si assiste addirittura alla riabilitazione di Antonio Fazio, l’ex governatore di Bankitalia che avrebbe dovuto arbitrare le partite bancarie, e in realtà le giocava occultamente, sponsorizzando Fiorani, Ricucci, Gnutti, Coppola, Consorte e furbetti vari nelle scalate bancarie ed editoriali dell’estate 2005, quando anticipava furtivamente, nottetempo, notizie riservate a Fiorani (che ricambiava con “baci in fronte”) e lo invitava a “venirmi a trovare passando dal retro”. Ora scopriamo, grazie ai ministri ombra del Pd Matteo Colaninno e Pierluigi Bersani, che “il sistema bancario italiano è più solido di quello di altri paesi grazie soprattutto al forte ruolo di vigilanza della Banca d’Italia, merito di Draghi e di Fazio”. Il ruolo di vigilanza di Fazio? Ma stanno scherzando? Si comprende l’affetto che il sistema dei partiti, a destra come a sinistra, nutre ancora per lo sgovernatore dimessosi nel 2005. Un affetto che è almeno pari alla riconoscenza: fu proprio Fazio nel ’99, insieme al governo D’Alema, a far saltare l’assemblea Telecom che doveva resistere alla sciagurata scalata dei Colaninno (padre), Gnutti e Consorte, quella che riempì di debiti la prima compagnia italiana acquistandola coi soldi delle banche; e fu ancora Fazio, nel 2005, a sponsorizzare l’operazione Unipol-Bnl, che stava tanto a cuore ai Ds. Ma lo sanno, queste due ombre di ministri, che Fazio esautorò gli ispettori di Bankitalia, Castaldi e Clemente, che volevano bloccare la scalata di Fiorani all’Antonveneta? Lo sanno che, se oggi Fiorani non può più mettere le mani nei conti dei suoi clienti, lo dobbiamo alla Procura di Milano e al gip Clementina Forleo che bloccarono la scalata? Ci spiegano, gentilmente, come potrebbe essere solido il sistema bancario se Fiorani si fosse pappato l’Antonveneta e Consorte la Bnl? E, visto che governo e opposizione si accingono a votare il decreto salva-banche con soldi dei contribuenti, ci spiegano gentilmente come pensano di fare in modo che certi scandali non si ripetano più? Fazio alla guida della Consob potrebbe essere un’idea.

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